La
doppia personalità e la perversione
In Portrait
of a Killer, Patricia Cornwell accosta la figura di
Sickert-Jack a quella del dottor Jekyll di Robert Louis Stevenson.
A pag. 75 scrive: “Ci sono molte analogie tra Jack lo Squartatore e Mister Hyde: sparizioni inesplicabili, calligrafie diverse,
nebbia, travestimenti, abitazioni segrete dove sono conservati cambi d’abito,
camuffamento della corporatura, dell’altezza e del modo di camminare” .
Attraverso il suo romanzo Stevenson ci fornisce una interessante
descrizione della psicopatia.
Il dottor Jekyll,
il buono, è ricattato dal misterioso Hyde. Dopo gli
omicidi Hyde fugge lungo le
stradine buie, euforico per la sua azione sanguinaria. La parte malvagia di Jekyll non ha paura e ama il rischio. È nel personaggio di Hyde che il dottor Jekyll diventa
più sagace e che le sue facoltà “si affilano e
acutizzano”.
Jekyll per mezzo di un misterioso
composto chimico, da lui stesso elaborato, cerca di separare la parte buona da
quella malvagia, ma alla fine è sopraffatto dal male. Tutto è un misto tra
scienza, alchimia e magia e nella polvere magica “ tagliata male” possiamo
vedere un’alterazione della personalità dovuta alle droghe, una realtà, per quell’epoca
invasa dall’oppio. Basta pensare che alla fine Jekyll
muore per overdose…
Stevenson con la sua opera vuole analizzare
l’eterno contrasto tra il BENE ed il MALE, Bene che coincide con il sacrificio,
l’operosità e il comportamento virtuoso di Jekyll,
male che è associato al piacere ed al comportamento malvagio di Jekyll. Ma per mezzo di questa
contrapposizione vuole fare una critica della
società vittoriana perbenista con le sue “superimposizioni” che reprimono certi
aspetti della natura umana. Hyde rappresenta proprio
l’irrazionalità libera da queste restrizioni etiche, confermando un’antica
teoria vale a dire che ogni uomo è un potenziale omicida.
Quando il dottore benvoluto da tutti si
trasforma in Hyde è sopraffatto dalla collera e dalla
bramosia di torturare e assassinare chiunque incontri sulla sua strada.
“Quel figlio dell’inferno non aveva
nulla di umano” scriveva Stevenson.
Né lo aveva Sickert quando la sua personalità
impugnava un coltello come sostituto della virilità distrutta.
Patricia Cornwell infatti individua la causa della follia di Sickert in una
sua deformazione ai genitali e ai tre interventi che dovevano risolvere il
problema, ma che lo avevano reso impotente. D'altronde come analizza la Cornwell la maggior parte dei serial
killer sono spesso trovati impotenti e l’omicidio ha il significato di un
appagamento sessuale.
“L’immaginare Whistler
innamorato e appagato dal rapporto sessuale con una donna può essere stato il
catalizzatore che trasformò Sickert in uno dei più pericolosi e sconcertanti
assassini di tutti i tempi”(pag.14).
È come se attraverso i quadri volesse vendicarsi di qualcosa e nelle sue ultime vittime
Jack mirava soprattutto a squartare l’utero. “Forse l’omicidio e la mutilazione erano una potente catarsi della sua
collera e della sua frustrazione e un modo per distruggere il desiderio”(pag.
260).
Sigmund Freud
afferma che la nevrosi dipende da disposizioni innate, comuni a tutti gli
uomini, che si manifestano in modo spontaneo se non interviene la repressione
da parte della società. Il confine tra normalità e perversione dipende quindi unicamente dall’efficacia o meno della
repressione delle pulsioni sessuali, che sono presenti in tutti gli individui.
La normalità è semplicemente il risultato di una repressione che indirizza la
sessualità verso mete ritenute accettabili. Un eccesso di repressione inibisce
la pulsione sessuale, che allora si manifesta attraverso sintomi nevrotici
accentuati; una repressione insufficiente, al contrario, lascia le pulsioni
originarie libere di esprimersi in forme definite “perverse” dalla società. Ed è proprio questo che avviene nella mente di Sickert che
essendo represso dall’impotenza, trasforma la sua perversione in omicidio.
La follia, in
quanto si allontana dal controllo della ragione, lascia trapelare il
fondo irrazionale dell’uomo. La sua essenza più profonda è celata, repressa
dalle convenzioni sociali. Ritornando a Mr. Hyde
bisogna ricordare che TO HIDE in inglese significa proprio NASCONDERSI.
La presenza di elementi
diversi all’interno dell’individuo, è al centro dell’analisi freudiana. Secondo
Freud l’uomo è scisso in diverse componenti
IO, ES, SUPER-EGO. L’Ego è la parte
cosciente della personalità, l’insieme delle dinamiche di cui il soggetto è consapevole; l’Es è l’inconscio
animato da pulsioni sessuali e distruttive incompatibile con la morale e con la
vita sociale, oltre che dall’insieme delle rimozioni; il Super-io, anch’esso
inconscio, cioè l’interiorizzazione delle norme morali, che ha funzione di
controllo.
L’Es è
separato dall’Io da una barriera che in condizioni normali impedisce una
comunicazione diretta. Gli scambi tra i due sistemi avvengono attraverso il
Super-io che opera un’azione di censura nei confronti del materiale inconscio.
Per superare questa censura, i contenuti inconsci assumono solitamente una
forma simbolica che ne impedisce un immediato riconoscimento, come avviene per
i sogni. Oltre alle pulsioni
sessuali, l’Es contiene anche le esperienze coscienti
ritenute negative e pertanto rimosse dal soggetto. Il rimosso, seppur estromesso
dall’Io, rimane attivo, stabilisce con gli altri elementi inconsci un insieme
di dinamiche che si manifestano attraverso la nevrosi.
Da considerarsi quindi sintomi di processi compressi.
Lo stesso Oscar Wilde attingendo dall’opera di Stevenson, ci presenta in “The Picture of Dorian
Gray” un personaggio controverso, scisso nel
dualismo del bene e del male. Dorian Gray rappresenta tutti i canoni della bellezza
classica: è bello, giovane, aristocratico, raffinato; il suo sesso però è ambiguo
poiché la sua figura unisce la grazia femminile con la virilità maschile. Il
suo ideale di condurre una vita inimitabile lo porta però alla perversione. Il
suo amico Basil Hallward
dipinge un suo ritratto che lo rende consapevole della sua bellezza. L’incontro
con Hanry Watton è per lui
però l’inizio della fine. Hanry
corrompe il pensiero del giovane che inizia a riflettere sulla fugacità della
vita e perciò Dorian desidera intensamente trasferire
lo scorrere del tempo sulla tela in modo che egli possa rimanere sempre giovane
e bello. Da questo momento la vita di Dorian cambia
ed il suo personaggio si sdoppia
Il giovane conduce una vita
dissoluta, ricca di azioni riprovevoli. Tuttavia a
subire il degrado non è la sua bella persona, ma il suo doppio: il ritratto che
di lui l’amico pittore ha dipinto che inizia a
invecchiare e a rappresentare la malvagità.
La dissolutezza raggiunge il
culmine quando un giorno Dorian mostra il quadro a Basil che dato il degrado riesce a riconoscerlo solo dalla
sua firma. Basil cerca di convincere il giovane a
riprendere una vita onesta e integra, ma Dorian lo
uccide.
Soltanto alla fine del libro alla
fine Dorian Gray vuole cambiare vita e giunge così alla decisione di distruggere il dipinto che lo tormenta
in maniera così fastidiosa, sperando di poter cancellare con esso
anche il suo passato di violenze e malvagità. Il risultato ottenuto non è però quello previsto: con lo squarcio al quadro, l’immagine di
esso viene a trasferirsi in Dorian, che si dà quindi
la morte. La tela, immacolata, conserva invece la figura
candida e pura del giovane diciottenne.